top of page

Tate Modern: A world in common: Contemporary African Photography

La Tate Modern inaugura una nuova grande mostra che celebra il dinamico panorama della fotografia nel continente africano. Riunendo 36 artisti di generazioni e geografie diverse, A World in Common: Contemporary African Photography esplora il modo in cui la fotografia e il video hanno permesso agli artisti di esaminare le eredità del passato e di immaginare un futuro più speranzoso. Articolata in tre capitoli, la mostra traccia il dialogo tra la fotografia e le prospettive contemporanee sul patrimonio culturale, la spiritualità, l'urbanizzazione e il cambiamento climatico per rivelare visioni artistiche condivise che rivendicano la storia dell'Africa e ne re-immaginano il posto nel mondo.


Aida Muluneh, Star Shine Moon Glow, Water Life 2018. Commisioned by WaterAid
Aida Muluneh, Star Shine Moon Glow, Water Life 2018. Commisioned by WaterAid

Dall'invenzione della fotografia nel XIX secolo, l'Africa è stata ampiamente definita dalle immagini occidentali delle sue culture e tradizioni. Durante il periodo coloniale, la fotografia è stata utilizzata come strumento per costruire la rappresentazione delle società africane attraverso una lente eurocentrica. Sfidando queste immagini dominanti del continente, A World in Common presenta oltre 150 opere che illuminano il modo in cui la fotografia può immaginare visioni alternative delle molte storie, culture e identità dell'Africa. Ritratti regali di re e regine si uniscono a scene intime di vita familiare e a crude immagini documentarie di rovine post-industriali. Album fotografici di famiglia e ritratti in studio elegantemente composti riflettono il senso condiviso di comunità e appartenenza che collega l'Africa e la sua diaspora globale, mentre scene di coste devastate e paesaggi ultraterreni considerano il crescente impatto dell'emergenza climatica. Guidando gli spettatori lungo molti paesaggi, confini e fusi orari, la mostra ci prospetta come la fotografia permetta al passato e al futuro di coesistere in modi potenti e inaspettati.

Durante il periodo precoloniale, molte società africane erano governate come regni in cui le antiche dinastie avevano un ruolo importante nella formazione dell'identità spirituale e culturale. Intrecciando narrazioni storiche con scene immaginarie del passato regale dell'Africa, artisti come George Osodi e Kudzanai Chiurai esplorano storie di resistenza anticoloniale e di rivolta politica. Il potere del rituale gioca un ruolo importante in molte religioni e pratiche spirituali africane. Per artisti come Khadija Saye, Rotimi Fani-Kayode e Maïmouna Guerresi, questi riti di passaggio e atti di ricordo offrono portali tra i vivi e gli antenati. Muovendosi tra il mondo spirituale e quello fisico, la mascherata dell'Africa occidentale è stata tradizionalmente utilizzata per incarnare gli spiriti durante gli spettacoli e le cerimonie. Nelle opere fotografiche di Edson Chagas e Zina Saro-Wiwa, diventa un potente mezzo per attivare la memoria culturale e l'identità collettiva.



Edson Chagas, Tipo Passe, Pablo P. Mebla, 2014. Courtesy The Artist and Apalazzo Gallery
Edson Chagas, Tipo Passe, Pablo P. Mebla, 2014. Courtesy The Artist and Apalazzo Gallery

La mostra esplora l'ascesa della fotografia in studio in tutto il continente durante gli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui molte nazioni africane ottennero l'indipendenza. Lavorando all'interno delle loro comunità locali, fotografi pionieri come James Barnor in Ghana e Lazhar Mansouri in Algeria, hanno fotografato famiglie e individui che si riunivano orgogliosi per farsi ritrarre, spesso per la prima volta. Per valorizzare ulteriormente questa ricca storia di auto-espressione e rappresentazione, artisti come Atong Atem, Sabelo Mlangeni e Ruth Ossai considerano l'attualità del ritratto di famiglia come spazio di parentela e connessione.

L'eredità delle utopie postcoloniali continua a ispirare gli artisti a confrontarsi con i paesaggi attuali in un momento in cui il posto dell'Africa nel mondo non è mai stato così vitale. Le crude realtà della globalizzazione e della disuguaglianza sono rese visibili mentre gli artisti contemplano l'impatto del cambiamento climatico e dell'urbanizzazione sulle comunità locali. Le opere di François-Xavier Gbré, Andrew Esiebo e Kiluanji Kia Henda documentano l'espansione e la trasformazione dei paesaggi urbani, mentre Mário Macilau, Aida Muluneh e Julianknxx esplorano i temi della migrazione e dell'attivismo climatico in modi che permettono allo spettatore di immaginare nuovi futuri di speranza.

Ispirandosi all'etica di A World in Common, il designer e fotografo londinese Ronan Mckenzie ha creato uno spazio pubblico gratuito all'esterno della mostra per consentire alle persone di riunirsi e rilassarsi. Dotato di divani, scrivanie e arredi morbidi, Common Ground invita i visitatori a prendere un libro dalla sua biblioteca o ad ascoltare una playlist appositamente curata da Touching Bass, offrendo un luogo accogliente per lavorare, riposare e connettersi con gli altri.


Atong Atem, Studio Series, Adut and Bigoa, 2016, © Atong Atem
Atong Atem, Studio Series, Adut and Bigoa, 2016, © Atong Atem

A World in Common: Contemporary African Photography è curata da Osei Bonsu.

6 luglio 2023 - 14 gennaio 2024

Tate Modern, Bankside, Londra SE1 9TG

Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00. Segui @Tate #AWorldinCommon


Elenco degli artisti

Kelani Abass; Leonce Raphael Agbodjélou; Malala Andrialavidrazana; Atong Atem; Sammy Baloji; James Barnor; Edson Chagas; Kudzanai Chiurai; Ndidi Dike; Andrew Esiebo; Em'kal Eyongakpa; Rotimi Fani-Kayode; Hassan Hajjaj; Délio Jasse; Julianknxx; Samson Kambalu; Kiripi Katembo; Lebohang Kganye; Kiluanji Kia Henda; François-Xavier Gbré; Maïmouna Guerresi; Mário Macilau; Lazhar Mansouri; Sabelo Mlangeni; Cristina de Middel; Santu Mofokeng; Fabrice Monteiro; Aida Muluneh; Wura-Natasha Ogunji; Zohra Opoku; George Osodi; Ruth Ossai; Léonard Pongo; Dawit L. Petros; Zina Saro-Wiwa; Khadija Saye.


Comments


bottom of page