La Tate Modern inaugura una nuova grande mostra che celebra il dinamico panorama della fotografia nel continente africano. Riunendo 36 artisti di generazioni e geografie diverse, A World in Common: Contemporary African Photography esplora il modo in cui la fotografia e il video hanno permesso agli artisti di esaminare le eredità del passato e di immaginare un futuro più speranzoso. Articolata in tre capitoli, la mostra traccia il dialogo tra la fotografia e le prospettive contemporanee sul patrimonio culturale, la spiritualità, l'urbanizzazione e il cambiamento climatico per rivelare visioni artistiche condivise che rivendicano la storia dell'Africa e ne re-immaginano il posto nel mondo.
Dall'invenzione della fotografia nel XIX secolo, l'Africa è stata ampiamente definita dalle immagini occidentali delle sue culture e tradizioni. Durante il periodo coloniale, la fotografia è stata utilizzata come strumento per costruire la rappresentazione delle società africane attraverso una lente eurocentrica. Sfidando queste immagini dominanti del continente, A World in Common presenta oltre 150 opere che illuminano il modo in cui la fotografia può immaginare visioni alternative delle molte storie, culture e identità dell'Africa. Ritratti regali di re e regine si uniscono a scene intime di vita familiare e a crude immagini documentarie di rovine post-industriali. Album fotografici di famiglia e ritratti in studio elegantemente composti riflettono il senso condiviso di comunità e appartenenza che collega l'Africa e la sua diaspora globale, mentre scene di coste devastate e paesaggi ultraterreni considerano il crescente impatto dell'emergenza climatica. Guidando gli spettatori lungo molti paesaggi, confini e fusi orari, la mostra ci prospetta come la fotografia permetta al passato e al futuro di coesistere in modi potenti e inaspettati.
Durante il periodo precoloniale, molte società africane erano governate come regni in cui le antiche dinastie avevano un ruolo importante nella formazione dell'identità spirituale e culturale. Intrecciando narrazioni storiche con scene immaginarie del passato regale dell'Africa, artisti come George Osodi e Kudzanai Chiurai esplorano storie di resistenza anticoloniale e di rivolta politica. Il potere del rituale gioca un ruolo importante in molte religioni e pratiche spirituali africane. Per artisti come Khadija Saye, Rotimi Fani-Kayode e Maïmouna Guerresi, questi riti di passaggio e atti di ricordo offrono portali tra i vivi e gli antenati. Muovendosi tra il mondo spirituale e quello fisico, la mascherata dell'Africa occidentale è stata tradizionalmente utilizzata per incarnare gli spiriti durante gli spettacoli e le cerimonie. Nelle opere fotografiche di Edson Chagas e Zina Saro-Wiwa, diventa un potente mezzo per attivare la memoria culturale e l'identità collettiva.
La mostra esplora l'ascesa della fotografia in studio in tutto il continente durante gli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui molte nazioni africane ottennero l'indipendenza. Lavorando all'interno delle loro comunità locali, fotografi pionieri come James Barnor in Ghana e Lazhar Mansouri in Algeria, hanno fotografato famiglie e individui che si riunivano orgogliosi per farsi ritrarre, spesso per la prima volta. Per valorizzare ulteriormente questa ricca storia di auto-espressione e rappresentazione, artisti come Atong Atem, Sabelo Mlangeni e Ruth Ossai considerano l'attualità del ritratto di famiglia come spazio di parentela e connessione.
L'eredità delle utopie postcoloniali continua a ispirare gli artisti a confrontarsi con i paesaggi attuali in un momento in cui il posto dell'Africa nel mondo non è mai stato così vitale. Le crude realtà della globalizzazione e della disuguaglianza sono rese visibili mentre gli artisti contemplano l'impatto del cambiamento climatico e dell'urbanizzazione sulle comunità locali. Le opere di François-Xavier Gbré, Andrew Esiebo e Kiluanji Kia Henda documentano l'espansione e la trasformazione dei paesaggi urbani, mentre Mário Macilau, Aida Muluneh e Julianknxx esplorano i temi della migrazione e dell'attivismo climatico in modi che permettono allo spettatore di immaginare nuovi futuri di speranza.
Ispirandosi all'etica di A World in Common, il designer e fotografo londinese Ronan Mckenzie ha creato uno spazio pubblico gratuito all'esterno della mostra per consentire alle persone di riunirsi e rilassarsi. Dotato di divani, scrivanie e arredi morbidi, Common Ground invita i visitatori a prendere un libro dalla sua biblioteca o ad ascoltare una playlist appositamente curata da Touching Bass, offrendo un luogo accogliente per lavorare, riposare e connettersi con gli altri.
A World in Common: Contemporary African Photography è curata da Osei Bonsu.
6 luglio 2023 - 14 gennaio 2024
Tate Modern, Bankside, Londra SE1 9TG
Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00. Segui @Tate #AWorldinCommon
Elenco degli artisti
Kelani Abass; Leonce Raphael Agbodjélou; Malala Andrialavidrazana; Atong Atem; Sammy Baloji; James Barnor; Edson Chagas; Kudzanai Chiurai; Ndidi Dike; Andrew Esiebo; Em'kal Eyongakpa; Rotimi Fani-Kayode; Hassan Hajjaj; Délio Jasse; Julianknxx; Samson Kambalu; Kiripi Katembo; Lebohang Kganye; Kiluanji Kia Henda; François-Xavier Gbré; Maïmouna Guerresi; Mário Macilau; Lazhar Mansouri; Sabelo Mlangeni; Cristina de Middel; Santu Mofokeng; Fabrice Monteiro; Aida Muluneh; Wura-Natasha Ogunji; Zohra Opoku; George Osodi; Ruth Ossai; Léonard Pongo; Dawit L. Petros; Zina Saro-Wiwa; Khadija Saye.
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