Aprono le danze a Basilea, nell’area fieristica c’è fermento, nonostante l’annata a dir poco complicata per il mercato dell’arte la manifestazione registra importanti vendite guidate dai più grandi nomi dell’arte contemporanea. Dal 13 al 16 giugno 2024, nella Messeplatz va in scena un variegato spettacolo umano che vede giornalisti, collezionisti e appassionati aggirarsi nell’area fieristica cercando di carpire informazioni sulle vendite e le novità presenti. Ad accoglierli c’è “Honoring Wheatfield”, la gigantesca installazione d’arte pubblica di Agnes Denes che colora di verde il piazzale cementato dell’area fieristica. Una marea di tote bag nere firmate Art Basel attraversano le sezioni della fiera tra strette di mano, commenti sugli stand e sulle opere presentate. Il meglio che il mercato possa offrire è esposto a Basilea e non rimane altro che osservare chi sarà il primo ad appropriarsene!
Il livello delle opere presentate è impressionante, del resto i 285 espositori scelgono di puntare sui grandi nomi, sugli artisti consolidati, garanzia di un profitto assicurato e agognato dato il momento storico caratterizzato da un sentimento di sfiducia verso il contemporaneo. Difatti, i record quest’anno non sono mancati, ma hanno riguardato prevalentemente nomi storicizzati o maestri dell’arte moderna. Non sorprende quindi la tendenza a presentare stand curati nei dettagli, ma dall’impostazione tradizionale senza particolari peculiarità estetiche a rischio di critica.
D’altronde le gallerie presenziano per vendere. Scopriamo allora insieme che tipologia di opere sono state apprezzate e vendute durante il primo giorno di fiera. Come sempre le grandi protagoniste di Art Basel sono le vendite sensazionali, quelle che non sarebbero possibili in nessun’altra occasione. Si parte con “Sunflowers” (1990-1991) di Joan Mitchell, aggiudicato per 29 milioni di dollari da David Zwirner, proprietario della galleria omonima, mercante d’arte e filantropo tedesco. Uno scambio da gallerista a gallerista che testimonia la crescente popolarità e attenzione ottenuta dall’astrattista, divenuta oggetto di investimenti importanti che hanno buone opportunità di crescita e sembrano destinati a durare. Il mese scorso l’artista ha raggiunto un record impressionante all’asta, per lei sono stati spesi 45,2 milioni di dollari. Evento che ha fatto di lei la punta di diamante di diversi espositori, compreso Mnuchin (NY) che espone un dittico dal formato più piccolo, “Girasoli” (1991), venduto per 7,5 milioni di dollari. Tuttavia, le novità legate al nome Zwirner non sono finite, ci sono altre due vendite che meritano di essere citate: “Abstraktes Bild (Abstract Painting)”, 2016, di Gerhard Richter (6 milioni di dollari) e “Aspiring to Pumpkin’s Love, the Love in My Heart”, 2023, di Yayoi Kusama (5 milioni di euro). Quest’ultima parte della ambita sezione Unlimited, area che raccoglie un grande successo seguito dall'acquisto di diverse opere dalle dimensioni titaniche. Tra le quali compare “Survival” (1989) di Jenny Holzer, acquistata da un museo asiatico.
Seguita da un’altra artista astratta, Agnes Martin, la cui opere "Untitled #20” è stata venduta per 12,5 milioni di dollari. Valore superato da un pezzo senza titolo di Arshile Gorky, datato 1974, messo in vendita per 16 milioni di dollari da Hauser & Wirth, che attualmente rappresenta l’affare più cospicuo della galleria, ma potrebbe essere presto superato da un dipinto di Philip Guston. Tela che sta attirando parecchie attenzioni e nei prossimi giorni potrebbe essere contesa da più acquirenti.
È d’obbligo segnalare tra le opere più costose presenti in fiera e acquistate immediatamente dopo l’apertura un pezzo di Jannis Kounellis, lavoro insolitamente semplice raffigurante un’unica rosa, resa con l’ausilio di una piuma di legno su tela bianca, aggiudicato per 2,5 milioni di dollari.
Ottiene grandi successi anche White Cube, galleria che vanta uno degli stand più ambiti di quest’edizione. Lo spazio espositivo con sede a Hong Kong, Seoul, Londra, New York, West Palm Beach e Parigi regista già due vendite: una tela di Julie Mehretu, “Untitled 2” (1999), acquistata per 6.75 milioni di dollari, e "Clowns Travel Through Wires” (2013) di Mark Bradford, venduto per 4.5 milioni di dollari.
Non vanno sottovalutati neanche i traguardi degli espositori che offrono fotografie e artisti più “emergenti”. Vadehra Art Gallery (Nuova Delhi), presente nella sezione Feature, espone gli scatti di Sunil Gupta, fotografo indiano cresciuto in Canada e attualmente residente a Londra, che concentra la sua ricerca su tematiche sociali e politiche riscontrando grande interesse da parte degli acquirenti (diverse collezioni private britanniche), che hanno comprato alcune sue stampe vintage di tipo C al prezzo di 20.000 dollari ciascuna. Punta tutto su un astro nascente anche l’italiana MASSIMODECARLO, che presenta il lavoro della giovane artista canadese Dominique Fung, originaria di Hong Kong. Artista che fonde nella sua ricerca tradizioni collettive, memorie ed eredità culturali confluite nei dipinti “Translucent Hand Fan” e “Tang Dynasty Horses as Offer” (entrambi del 2024), venduti rispettivamente per 110.000 e 170.000 dollari.
Crescono settori di mercato opposti, da una parte assistiamo alla rassicurante presenza dei nomi più noti dell’arte contemporanea e dall’altra all’impennata delle emergenti star delle aste. Solo il tempo potrà dirci chi tra questi nuovi volti saprà restare in auge. Per decifrare completamente queste tendenze opposte dovremo aspettare la conclusione della fiera, ciò nonostante trascorsa la prima giornata possiamo affermare con certezza che Art Basel gode ancora di ottima salute e rimane l’evento da osservare per intuire l’andamento che assumerà il mercato in questa seconda metà del 2024.
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