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"Through Other Eyes" Intervista all'artista Giovanni Chiamenti

Francesca Calzà

Francesca Calzà - La tua ricerca offre degli spunti di riflessione veramente interessanti, muovendosi a cavallo tra arte e scienza in un’ottica multidisciplinare che rappresenta la chiave di volta dell’arte contemporanea. Come sei arrivato a lavorare a stretto contatto con l’ambito scientifico? Da dove nasce questo profondo interesse per la biodiversità e il post-human?

Giovanni Chiamenti - Il mio interesse nel lavorare a stretto contatto con le scienze nasce dal fatto che ogni scoperta in ambito scientifico è immediatamente confutabile, dal momento in cui qualcuno dimostra che la precedente non è più attendibile per dati motivi. Non c’è nulla di prestabilito e definitivo, ma tutto può mutare ed essere riscritto all’infinito potenzialmente. Credo sia proprio questa attitudine ad avermi direzionato verso un’interdisciplinarietà di cui sentivo il bisogno da tempo e che avevo abbozzato interessandomi da solo a temi legati alla biologia e alla geologia. Durante la mia residenza alla NARS Foundation di Brooklyn nel 2022 ho cominciato a tessere relazioni con professionisti e laboratori tra cui: il community biolab Genspace; ricercatori come Kyle Frischkorn (microbiologo marino specializzato in oceanografia) e Massimo Bagnani (ingegnere biomedico ed esperto di biomateriali). Questi contatti mi hanno permesso di leggere in maniera più consapevole una serie di dati che per me erano di difficile comprensione e mi hanno aperto al mondo delle collaborazioni interdisciplinari. L’interesse per la biodiversità e il post-human credo di averlo sempre avuto, seppur celato sotto una coltre di inconsapevolezza che pian piano è andata scemando negli ultimi anni. Il mio è sempre stato uno sguardo proiettato al futuro del mondo e dei suoi abitanti, nonché allo stupore e all’interesse per i fenomeni naturali e gli organismi vegetali e animali.


CB 14°05’03”S 104°40’01”E, 2022, chitosan-derived bioplastic, thermoplastic, moulds, 7 x 20 x 14 cm
CB 14°05’03”S 104°40’01”E, 2022, chitosan-derived bioplastic, thermoplastic, moulds, 7 x 20 x 14 cm

Francesca Calzà - Quali sono stati gli incontri, i riferimenti o i momenti che hanno avuto un forte impatto nello sviluppo della tua carriera?

Giovanni Chiamenti - Credo le residenze abbiano apportato sicuramente tanto nello sviluppo della mia pratica artistica. Il confronto con altri artisti e professionisti è stato ed è fondamentale per la mia formazione. Sono un avido osservatore e cerco di tenere traccia di tutte le cose che vedo in maniera da avere una sorta di backup nel momento in cui quel qualcosa mi servisse nell’ideazione di un’opera. Sono molti gli incontri che hanno avuto un impatto sulla mia carriera, ma credo che lo scambio, l’arricchimento reciproco vero e proprio, sia avvenuto soprattutto con un ristretto gruppo di amici artisti e curatori.


Francesca Calzà - Sei il vincitore di questa edizione del Premio Combat, la tua opera Πλαστιλεῖμμα #4 è stata scelta dalla giuria, composta da Ilaria Gianni, Francesca Baboni, Lorenzo Balbi, Andrea Bruciati, Davide Ferri e Stefano Taddei, per le tematiche legate all’interspecismo ed alla necessità di un cambiamento ecologista nella nostra società, oltre che per le sue indiscusse qualità formali e l’eleganza espositiva. Potresti illustrare il processo d’ideazione e realizzazione che si cela dietro quest’opera?

Giovanni Chiamenti - Πλαστιλεῖμμα (Plastileimma) è un neologismo che ho coniato e potrebbe essere tradotto in “discendente dalla plasmabilità”. Deriva dalle parole πλαστός: modellabile, plasmabile, inventato, finto e λεῖμμα: resto, residuo, discendenza.

Il lavoro fa parte di una serie di opere in ceramica e termoplastica appartenenti al progetto Interspecies Kin che riguarda la creazione di un archivio speculativo di specie, ibridi tra animali e piante che potrebbero svilupparsi sul pianeta in un futuro prossimo, in grado di integrare all’interno del loro processo evolutivo le microplastiche prodotte dall’umanità e diventare quindi anch’esse in parte fatte di plastica.

Quest’ultima evoluzione del progetto vuole presentare quelli che potrebbero essere i resti di queste creature aliene ormai morte e di cui resta solo la struttura ossea e la plastica di cui erano ormai composte. Il display si ispira alle classiche teche da museo delle scienze naturali anche se la cupola ci riporta a una dimensione sacrale poiché in sud Italia quest’oggetto di solito custodisce le statuette votive. Il processo di ideazione di queste opere parte dallo studio delle ultime scoperte in ambito scientifico riguardanti l’analisi di funghi e batteri in grado di demolire le microplastiche nei fondali marini nutrendosene. Dal punto di vista realizzativo entrambi i materiali utilizzati vengono modellati a mano grazie all’acqua che nel caso della termoplastica è bollente per poter amalgamare e plasmare i pellets.


Giovanni Chiamenti - Πλαστιλεῖμμα #4, ceramica raku, termoplastica, sabbia nera, vetro, ferro, 132 x 26 x 26 cm
Giovanni Chiamenti - Πλαστιλεῖμμα #4, ceramica raku, termoplastica, sabbia nera, vetro, ferro, 132 x 26 x 26 cm

Francesca Calzà - Una scelta enigmatica l’utilizzo del greco per il titolo del progetto vincitore, esiste un legame tra la tua ricerca e l’universo immaginifico della mitologia antica?

Giovanni Chiamenti - Sicuramente alla lontana in alcune opere la mia formazione classica viene fuori. Il mio interesse per l’etimologia delle parole soprattutto mi riporta al Greco e al Latino. Non penso si possa prescindere dalla storia quindi inevitabilmente dei rimandi alla mitologia antica sono presenti all’interno della mia ricerca. Sono consapevole i titoli in latino o in greco restino alquanto enigmatici, ma in realtà la loro scelta ricade sul loro avere molteplici significati.


Francesca Calzà - La tua poetica è già stata definita un tentativo di superamento dell’antropocene, in parte guidata da un sentimento di sublime che ammira l’incredibile capacità della natura di adattarsi alle situazioni di instabilità create dall’essere umano. Pensi che l’arte possa essere un mezzo di consapevolezza per agevolare il processo di transizione ecologica e ricercare una rinnovata simbiosi uomo-natura?

Giovanni Chiamenti - Assolutamente sì! Penso che l’arte e gli artisti possano essere dei portavoce, seppur con i loro limiti, di messaggi, spunti o possibili soluzioni alle problematiche ambientali. Chiaramente più un artista è circondato da team di lavoro multidisciplinare e più questo ruolo di divulgatore gli si addice. Tra gli established penso a Tomas Saraceno o Olafur Eliasson che negli anni hanno contribuito a veicolare studi importanti che provenivano dal mondo scientifico.


Francesca Calzà - Il lungo percorso da cui nasce la serie di sculture Interspecies Kin si è ampliato confluendo in un libro che raccoglie tutte le ricerche da te condotte sulla microbiologia, la biodiversità, le microplastiche e l’estetica negli anni; leggendo il libro cosa dovremmo aspettarci, si tratta di un vero e proprio “glossario organico”?

Giovanni Chiamenti - Credo il libro rappresenti perfettamente quello che era ed è il mio obiettivo, ossia far emergere le molte sfaccettature del tema affrontato coinvolgendo ricercatori ed esperti in diversi ambiti, da quello scientifico a quello artistico, in grado di fare rete e apportare ognuno il proprio plus per far sì che il contenuto del libro possa essere recepito da un pubblico variegato senza necessità di appartenere a una delle due nicchie. Rappresenta un glossario organico di menti aperte al cambiamento, alla condivisione ed il rispetto per l’altro.


Giovanni Chiamenti, traduzione di Matthew Noble, Interspecies Kin, Ed. Ass. Cult. Viaindustriae, 2023
Giovanni Chiamenti, traduzione di Matthew Noble, Interspecies Kin, Ed. Ass. Cult. Viaindustriae, 2023

Francesca Calzà - Possiamo dire che il 2023 sia stato un anno molto denso e pieno di riconoscimenti per te, prima il premio E.ART.H, seguito dal lancio del tuo primo libro ed ora il Premio Combat, attualmente pensi di continuare ad accrescere la serie Interspecies Kin o hai in serbo nuove mostre e progetti futuri?

Giovanni Chiamenti - Il progetto prenderà sicuramente un’altra piega. Evolverà, senza dimenticare ciò che è stato. Per l’anno prossimo ho in mente di strutturare ulteriormente il racconto speculativo sull’origine di queste creature andando a sviluppare delle sorte di pitture rupestri del futuro.




Giovanni Chiamenti (Verona, 1992) attualmente vive e lavora tra Milano e Verona. Dopo una formazione classica decide si iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 2012. Consegue il diploma di laurea magistrale in Pittura presso lo stesso istituto nel 2017. Nel corso dell’anno 2016/17 intraprende il programma di scambio Erasmus+ presso l’Académie Royale des Beaux-Arts de Bruxelles. Ha esposto in diverse mostre collettive in Italia e all’estero presso NARS Foundation (New York, USA), Museo delle Mura (Roma, IT), Atelier 34zèro Muzeum (Bruxelles, BE), Artemis Gallery (Lisbona, PT), Galería Fran Reus (Palma di Maiorca, ES). Partecipa a workshop con artisti internazionali tra cui Jorge Peris e Mathieu Bernard-Reymond. Nel 2018 è stato in residenza presso la School Of Visual Arts di New York e tra i finalisti del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee. Nel 2019 è stato uno degli artisti in residenza presso VIR viafarini-in-residence (Milano), VIAINDUSTRIAE (Foligno) e The Blank Contemporary Art (Bergamo). Nel 2020 è stato vincitore ex aequo del COMBAT Prize nella sezione Video. Nel 2021 è tra i finalisti di Exibart Prize e Talent Prize, inaugura due mostre personali presso Galleria Marrocco (Napoli,IT) e Galleria Daniele Agostini (Lugano,CH) ed è uno dei vincitori dell’Italian Council 10 ottenendo un grant di ricerca per una residenza alla NARS Foundation di New York. Nel 2022 inaugura una mostra personale a Spazio Volta (Bergamo, IT). Nel 2023 esce il suo primo libro “Interspecies Kin” con VIAINDUSTRIAE Publishing ed è il vincitore del Premio Combat 2023 e del Premio E.ART.H di Eataly Art House (Verona, IT).




a cura di Francesca Calzà


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